martedì 15 novembre 2016

“Misericordia e città” : farsi carico delle domande profonde di ogni persona. La tavola rotonda organizzata da MEIC, FUCI e Azione Cattolica

La centralità della misericordia che Papa Francesco ha voluto affermare, anche con l’indizione del Giubileo Straordinario, ha suggerito a  MEIC, insieme a FUCI ed Azione Cattolica, di affrontare la questione sotto un profilo finora rimasto un poco in ombra: quello del rapporto tra misericordia e città. La misericordia è soltanto una scelta individuale o, al più riservata a realtà sociali, di volontariato, ecc. o interpella anche la società e, più specificamente, la politica? Su questo tema si sono confrontati nella serata dell’8 novembre 2016, in Centro Pastorale, due voci significative come il consigliere regionale Giuseppe Boschini, modenese, e Albertina Soliani, già Senatrice e da alcuni anni impegnata nell’associazione amicizia Italia-Birmania "Giuseppe Malpeli", nonché presidente dell’Istituto Cervi (la  consigliera comunale Patrizia Ageno non ha potuto partecipare a causa del prolungarsi del Consiglio). Dopo l’introduzione di Sandro Campanini (Presidente MEIC) - secondo il quale la misericordia nell’agire politico si pone come una continua domanda rispetto alle proprie scelte, nello spazio intermedio tra impossibili semplificazioni e inaccettabile separatezza – ha preso la parola Boschini, che ha proposto come trama del suo intervento le tre parabole della misericordia nel capitolo 15 del Vangelo di Luca. Considerando il racconto  della “pecorella smarrita”, ha posto in evidenza che, come il “buon pastore” si interessa a tutte le pecore a lui affidate, così il politico non può fare riferimento solo alla maggioranza o alle categorie organizzate – seppur questo sia in parte inevitabile e legittimo – ma deve misurarsi anche con le singole persone e i loro problemi ed attese, nella disponibilità a un vero ascolto;  dedicando attenzione, appunto, alla “pecorella smarrita” e non solo alle novantanove. Non è sufficiente, in molti casi, varare buone norme se poi non si tiene conto delle situazioni particolari: compito non facile ma sul quale si misura oggi, secondo Boschini, una nuova qualità dell’azione politica e amministrativa. Con un rapido passaggio sulla seconda parabola – quella della donna che cerca e trova la dramma perduta – il relatore ha messo in luce che la stessa logica vale in ambienti completamente diversi, come a dire che va interpretata e esercitata in ogni situazione. Infine, della parabola del “padre misericordioso” Boschini ha sottolineato l’intensa immagine del padre che guarda lontano e corre incontro al figlio quando è ancora distante: oggi – ha concluso – misericordia in politica vuol dire anche guardare oltre l’immediato e cercare di preparare già ora le risposte alle domande del futuro.

Albertina Soliani ha esordito ricordando la modalità non violenta con cui Aung Sang Suu Kyi e il suo movimento sono riusciti, dopo terribili persecuzioni, a vincere le elezioni (proprio un anno fa) e a porre fine a un lungo regime dittatoriale militare. Ancora adesso, a causa di alcuni conflitti mai sopiti, la riconciliazione è il primo obiettivo da perseguire, lottando contro la rabbia, l’avidità, la paura, l’ignoranza. Dietro tutto questo, ha affermato Soliani, c’è un grande moto di spiritualità, che è cosa estremamente concreta e “rivoluzionaria”; e d’altra parte, se tante volte la politica delude, occorre anche riflettere su quali sono le domande che ad essa vengono poste dalle persone, se di interesse contingente o se più alte e vere: occorre quindi provocare la politica a volare alto. Misericordia nella città è anche mettere al centro – come chiede Papa Francesco - tutte le periferie, fisiche ed esistenziali; non affidarsi solo alle organizzazioni preposte alla solidarietà ma sentirsi tutti chiamati all’aiuto reciproco;  coltivare e offrire speranza nel futuro. In questo senso, tocca in primis ai laici, con le loro competenze ed energie,  il compito di inventare una nuova sintesi, un patto fondativo dal quale poi far scaturire le scelte operative. In questo impegno, in sintonia con la sofferenza presente ma condotto nel segno della gioia, ci sono esempi che illuminano la strada: come quello di un’altra, grande donna, Tina Anselmi, accompagnata all’incontro definitivo col Signore in una bara avvolta nel tricolore e con a fianco il cero pasquale acceso.