giovedì 11 dicembre 2014

SERATA IN DIALOGO DEL 20/11/2014 CON A. SOLIANI: UNA BREVE SINTESI

LA POLITICA SI RIGENERA CON LA SPIRITUALITA’ E  STANDO CON CHI SOFFRE
Sintesi della "Serata in dialogo" MEIC  del 20/11/2014

La prima “Serata in dialogo” del gruppo MEIC di Parma per l’anno 2014-2015, svoltasi  giovedì 20 novembre scorso  (gli incontri affronteranno di volta in volta  parti del Documento approvato dall’Assemblea nazionale del Movimento in ottobre) era dedicata al tema  “Essere cristiani nell’attuale contesto politico-sociale” e ha visto intervento di Albertina Soliani, già Senatrice della Repubblica.
Soliani è partita dal titolo, sottolineandone il termine per lei fondamentale: “essere”, dimensione che viene prima di quelle del fare o del comunicare.  Citando Bonhoeffer, è necessario essere fedeli a Dio e al mondo, coscienti però che non si tratta di due realtà separate perché  Dio si è incarnato. E’ una dialettica che rimane costantemente aperta nell’impegno a “stare dentro” alle vicende della politica e nello stesso tempo a  “stare in piedi” davanti a Dio.
Questa consapevolezza è essenziale oggi, tempo di enormi trasformazioni, in cui convivono problemi drammatici (la crescita della povertà, anche nei paesi “sviluppati”, gli scontri tra radicalismi che fanno leva sul fattore “etnico” o religioso) e nuovi segni di speranza (le interrelazioni tra persone e culture in un mondo sempre più “unito”).  Tempo però segnato da un’urgenza di ricostruzione: non sulle macerie morali e materiali come nel  dopoguerra ma su quelle etiche, relazionali e anche economiche  presenti nel tessuto civile e nella vita delle persone.  La ricostruzione richiede una politica che sappia rigenerarsi e questa rigenerazione può avvenire ripartendo dalle dimensioni fondamentali dell’essere umano: la spiritualità, che è tutt’altro che una questione intimistica ma forza di cambiamento, se si pensa allo stretto legame tra essa e la lotta per la democrazia e la libertà nella persona  di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, e del suo gruppo in Birmania; il riconoscimento dei sofferenti come categoria  politica e il loro primato (“l’autorità di coloro che soffrono”, secondo Jean Baptiste Metz), la capacità di com-patire,  la giustizia, l’uguaglianza, la dignità delle persone.
La crisi che attraversiamo ci deve far ripartire dalle radici: i profondi cambiamenti di cui l’Italia e l’ Europa hanno bisogno riguardano prima di tutto un nuovo modo di affrontare i problemi, mentre spesso i discorsi sulle “riforme”, pur urgenti e necessarie, rischiano di non essere all’altezza della profondità delle sfide che abbiamo di fronte.  

E Parma? In estrema sintesi, si torna alla questione iniziale: anche per la nostra realtà locale il bivio è tra essere o apparire. E’ da questa scelta – e da tutte quelle che ne conseguono - che dipende il suo futuro.